Il carnevale tradizionale in Sardegna, e soprattutto nel centro Sardegna, ha origini ancestrali che fanno riferimento a riti pagani e tragici. Sos Colonganos sono le maschere del carnevale austese il cui nome deriva dalla parola greca “kolos” che significa pecora e dunque la denominazione dovrebbe significare “coloro che si vestivano di pecore”. Ma “kòlos” significa anche colui che viene percosso, martoriato, ossia la vittima del carnevale, chiamata comunemente s’Urtzu.

Descrizione delle maschere

Pur essendo simili ai Mamuthones, forse la maschera barbaricina più famosa, Sos Colonganos si differenziano da tutte le altre per alcuni particolari tra cui l’utilizzo delle ossa di animali e il corbezzolo. Più nel dettaglio, Sos Colonganos indossano indumenti fatti di pelle di pecora mentre sul capo portano pelli di volpe o martora. Le pelli sono necessarie perché nell’ambito pagano invocano la pioggia. Sulle spalle, al posto dei campanacci, portano delle ossa di animali che richiamano la morte e la risurrezione (de s’Urtzu). Gli uomini, muniti di bastone e forcone, hanno il volto coperto da una maschera di sughero ricoperta di rami di corbezzolo. Anche la scelta della pianta non è casuale, il corbezzolo infatti è una pianta sempreverde utilizzata in tanti modi che cresce nella stagione fredda e la cui produzione è molto abbondante in tutta la Sardegna. Come in altri carnevali sardi la vittima sacrificale è s’Urtzu, che ha un forte richiamo alla figura dell’Orcus latino, ovvero il dio degli inferi. Ad Austis s’Urtzu è vestito con pelli di cinghiale e viene tenuto a bada e percosso dagli altri figuranti mentre emette versi di terrore. Sos Bardianos invece rappresentano i guardiani che indossano il classico gabbanu, un cappotto nero in orbacee con il cappuccio. Portano con loro sempre due strumenti: i bastoni e un corno animale, il primo serve a percuotere s’Urtzu mentre il secondo viene utilizzato come strumento musicale che annuncia il passaggio del corteo. 

La maschera del carnevale austese è stata riportata alla luce durante gli studi di Bonaventura Licheri che nel 1700 li descrive con la seguente poesia: 

E in su fogulone ballant sos Colonganos, cun urteddos in manos de bardaneris. Bricant che gherrieris cun fustes e furconese, cun peddes de matzones, craba e isbirru. Meres in dogni chirru che una suferentzia, che una penetentzia, dilliriados. De ossos carrigados in palas a muntone, e frunzas de lidone ant pro caratza. Sa pecadora ratza paret bestid’a dolu, de dimonios su ‘olu in terr’avallu.

Intorno al grande falò ballano sos Colonganos, con in mano coltelli da brigante. Saltano come fossero in lotta, muniti di bastoni e forconi. Sono coperti con pelli di volpe, di capra e di martora. Dovunque si vedono “printzipales” presi da frenesia, deliranti, come dei sofferenti in penitenza. Hanno le spalle cariche di ossi e sul volto una maschera di fronde di corbezzolo. Questa razza di peccatori sembra vestita a lutto ed è simile ad un volo di demoni che ha trovato riparo sulla terra.

Quando vedere le maschere tradizionali di Austis

La prima uscita ufficiale de Sos Colonganos è il 16 Gennaio in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, dove si accende un fuoco in onore del Santo. In particolare si narra che Sant’Antonio Abate rubò dagli inferi una scintilla e la donò all’umanità sulla Terra. La danza attorno al fuoco fa riferimento anche al rito pagano secondo cui Sos Colonganos inscenano una danza per attirare l’attenzione del Dio della Vegetazione affinché i terreni siano fertili e i raccolti agricoli proficui. In generale il 16 Gennaio è la data dell’inizio dei carnevali in Sardegna.  Nonostante le sue origini antiche, il Carnevale di Austis è stato riportato alla luce solo qualche anno fa. Ogni anno durante le giornate del carnevale, Sos Colonganos si ritrovano di fronte al falò acceso per l’occasione e, come dei penitenti, battono i bastoni sul terreno e saltano sul posto emettendo un suono arcaico e cupo. Poi, segue una cena comunitaria intorno al fuoco immersi in un’atmosfera di festa, tra balli sardi e profumi invitanti.