La Sardegna, da sempre, attraverso le sue leggende e le sue storie racconta un mondo arcaico in cui realtà e fantasia si uniscono spesso fino a confondersi. Anche Austis è un territorio ricco di leggende uniche che fanno riferimento ai grandi temi della vita come l’amore e il lavoro e che custodiscono tracce di antiche religioni, riti pagani e personaggi leggendari.
Sa Crabarissa, una struggente storia d’amore
La leggenda più famosa ambientata ad Austis è quella che riguarda Sa Crabarissa, il monumento naturale simbolo del nostro territorio. Secondo la leggenda una fanciulla originaria di Cabras (da cui deriva poi il nome della roccia, Sa Crabarissa), ridente paese sulla costa occidentale sarda, si innamorò di un pastore di Austis che conobbe durante la transumanza invernale che dalle montagne portava i greggi verso la pianura dove il clima era più mite. I due si conobbero, si innamorarono e decisero di scambiarsi le promesse di matrimonio ma finita la transumanza il pastore tornò ad Austis. La ragazza attese il suo ritorno per molto tempo ma alla fine decise di intraprendere un lungo viaggio fino ad Austis per capire perché il suo amato non tornava. Una volta arrivata in paese trovò il suo amato sposato con un’altra donna. A quel punto la fanciulla, delusa, di ritorno verso la pianura rimase pietrificata dal dolore tramutandosi così nella celebre roccia. Questa storia tramandata di generazione in generazione ha una morale, veniva raccontata spesso ai giovani per invitarli a non giocare mai con i sentimenti altrui.
Da vedere ad Austis
Sa Maschinganna de Tannoro, la strega dell’inganno
Un’altra leggenda è quella de Sa Maschinganna de Tannoro. Sa Maschinganna è un personaggio mitico della tradizione sarda che rispecchia il diavolo e assume sembianze sempre diverse. Nella tradizione austese il personaggio che preferiva impersonificare era quello di una donna ecco perché si dice che Sa Maschinganna sia una strega. Abita nella foresta di Tannoro, una foresta vergine dove scorre l’omonimo torrente, ben lontano dal centro del paese perché, in presenza di un luogo sacro o benedetto, la strega sparisce. Si prende gioco soprattutto di pastori e agricoltori e persone di passaggio perché sono loro che frequentavano più spesso le campagne. Le sue apparizioni in questa foresta furono numerose così come testimoniato negli anni da diverse persone del territorio. Sul libro Contos de Eranu è riportata questa testimonianza:
Mio padre aveva unu cuaddu murru, un cavallo bianco, e un giorno mentre faceva rientro dalla campagna vide un bambino che piangeva sulle rive del fiume Tannoro. Il bambino raccontò che il padre lo aveva abbondato, quindi lui lo fece salire a cavallo per accompagnarlo in paese ma a questo punto il cavallo imbizzarrì e mio padre girandosi vide che il bambino, che era “sa Maschinganna”, aveva i piedi di un asino che facevano fuoco dagli zoccoli, e subito dopo si allontanò sbeffeggiando.
La curiosità dei due dialetti
Altre leggende popolano però Austis. Una riguarda il dialetto. Si narra infatti che il paese in antichità fosse diviso in due dal fiume Corroga così che da una parte c’era il rione Pastoreddu mentre dall’altra parte tutto il resto dell’abitato. Quando gli inverni erano molto rigidi e piovosi era difficile attraversare il fiume e quindi il rione Pastoreddu restava isolato tanto da aver sviluppato un dialetto leggermente diverso che si ritrova ancora oggi in alcune parole come “nonno” che viene ancora chiamato da alcune persone Izazu e da altre Ijaju e la parola “io” che alcuni dicono Zeo e altri Ijeo.